08/07/19

Vigilanti


Era tornato quasi strisciando dentro casa e si era messo a letto appena era entrato in camera. Aveva macchiato le lenzuola.
Di notte era umido ma quella notte, più delle altre, si finiva per bagnarsi anche solo al pensiero di quella condizione. Lui odiava sentirselo addosso. La pelle che si appiccicava a quella di lei quando si incrociavano nel cuore o nelle periferie di quel letto a due piazze. Che non era mai abbastanza grande per la loro immensità.
Lei era in bagno, a farsi bella. Non l’aveva sentito rientrare e ora che aveva aperto la porta e se l’era trovato li davanti, in un matrimonio di sangue e sudore, aveva spalancato la bocca e con l’aiuto della mano era riuscita a tenerselo dentro, l’urlo. Poi gli era saltata addosso e lo aveva preso a schiaffi come avrebbe fatto una madre col suo bambino, dopo avergliele promesse in caso si fosse comportato male.
“Che diavolo hai combinato, questa volta...”
Lui aveva scosso la testa. E già che riusciva ancora a muoverla era un passo avanti e lei mise la sua mano nei sui capelli e strinse. Un po’ a volergli del bene e un po’ del male.
Si era stesa accanto a lui e aveva passato la notte a ricucire le ferite aperte e a chiudergli la sua bocca con la propria, per non sentirlo disperare e contorcersi dal dolore.
Di mattina, l’umido era passato attraverso le pareti tanto da farle lacrimare. Il notiziario delle 9 dava la notizia che tutti speravano di avere. Il seviziatore di ragazzine era stato preso, cioè trovato nel suo nascondiglio del parco giochi e pestato a morte e spedito al suo creatore. Ma non era sola, la bestia. Aveva dei complici, uomini e anche donne che lo avevano aiutato nel suo delirio. Erano tutti morti. Strappati a questo mondo in crisi totale.
E lei aveva paura che prima o poi, a fare del bene, ci rimettesse anche lui. La sua anima perfetta che sistemava le cose e non chiedeva nulla in cambio.
E se quel giorno, poi, fosse giunto, lei lo avrebbe comunque rimesso in piedi, in qualche modo.

Nessun commento: