25/03/09

Il Caso è chiuso

Sono le 20.30 del 10 Marzo 2004 quando metto il bollo sul fascicolo del nostro uomo. Il caso è chiuso. Ma i dubbi rimangono. C'è qualcosa che non mi torna.
Mentre rifletto con lo sguardo perso nel nulla, Jimmy, il collega con cui ho seguito il caso, mi dice che mi avrebbe aiutato a rimettere a posto i pezzi del puzzle. Dunque riapro il fascicolo e rileggo il tutto insieme a lui.

20 Aprile 1997, 10.30 del mattino:
al dipartimento arriva un pacco su cui è scritto "morirete tutti", dentro di esso c'è un dito indice, che appare reciso di netto dalla mano. Ad un primo sguardo esso sembra avvolto in un pezzo di stoffa blu, ma poi appare chiaro a tutti noi che si tratta della divisa di un poliziotto.

13 Ottobre 1997, 4.20 del pomeriggio:
Il pazzo continua a divertirsi. Arriviamo in una casa abbandonata in fondo ad Hide Street, in cui troviamo parti di corpo umano per tutto il salone. Ma l'ultima cosa che avremo voluto vedere si trova nel corridoio: la metà di una gamba martoriata all'interno di uno stivale. Non uno stivale qualunque, ma uno di quelli che indossiamo anche io e Jimmy, uno di quelli che ha in dotazione la metà degli uomini in divisa degli Stati Uniti. Il collega James Howley, padre di due figli, è la seconda vittima del serial killer dopo Jack Caputo.

16 Agosto 2000, 10.15 di sera:
dopo tre anni di ricerche andate in fumo, Jimmy riceve una telefonata. L'uomo dice di essere il serial killer della polizia e da appuntamento a Jimmy in un appartamento di Mission Road. All'interno egli trova un registratore, e dalla voce distorta apprende che il P-Killer, così soprannominato, ha intenzione di uccidere uno di noi, uno del nostro dipartimento.
I quesiti che ne derivano sono due: come ha fatto il serial killer a rintracciare Jimmy sul suo cellulare personale? E perchè, egli, ha contattato proprio lui?

26 Dicembre 2000, 9.50 di sera:
Abbiamo una risposta alle due domande precedenti. Caroline Arrow, una collega del nostro dipartimento, nonchè amica intima di Jimmy, viene ritrovata nella propria vasca da bagno, il suo corpo è sommerso interamente dall'acqua. Ma all'appello mancano entrambe le mani e i piedi. Il giorno seguente, essi ci verranno consegnati al dipartimento, in un pacco identico al primo.
Siamo tutti sotto shock.

Intanto Jimmy mi dice di stare attento ai prossimi appunti, perchè crede che ci sia sfuggito qualcosa. Io gli dico che lo farò, e andiamo avanti con la lettura.

5 Ottobre 2003, 15.30 del pomeriggio:
sono passati altri tre anni e siamo qui a mettere per iscritto la quarta vittima del P-Killer. Si tratta di Vincent Damon, l'ennesimo collega trovato morto in codizioni mostruose.

Il giorno dopo, 10.05 della mattina:
iniziamo l'interrogatorio con il nostro uomo. Ma egli si ritiene innocente, con convinzione. Sia io che Jimmy gli crediamo, non vediamo in lui il serial killer.

19 Dicembre 2003, 11.35 di sera:
Abbiamo il nostro P-Killer fra le mani. Si chiama David Hilton. L'abbiamo trovato in uno stato vegetativo davanti a un albero a Cleiton Park. Su di esso, appesi a testa in giù, i corpi del capitano Howlet e del suo scagnozzo, mancanti di entrambe le braccia.

22 Dicembre 2003, 9.40 del mattino:
Scopriamo che il nostro uomo, al momento dell'arresto, era imbottito di eroina. Egli dice di non sapere nulla di tutto questo e di non ricordare per quale motivo fosse lì davanti ai corpi dei due agenti. Inoltre, mi dice che l'ultima immagine che ha in testa è quella del volto di un bambino e di una macchina.

Vedo Jimmy che annuisce, e capisco che il punto a cui si riferiva era proprio questo. Ho pensato un milione di volte a questo particolare e a tanti altri, come quello della distanza tra un delitto e un altro, sempre di tre anni, ma non sono mai giunto a una pista decisiva. Mentre rifletto con gli occhi fissi sul fascicolo, vedo la mano di Jimmy che porge davanti a me un foglio di giornale. Ecco l'ultimo ricordo di David Hilton, ecco, a cosa si riferiva.
Nel 1995, Jimmy perse suo figlio Anthony in un incidente stradale. Aveva sei anni.
I due stavano attraversando la strada insieme, quando una volante della polizia girò l'angolo a velocità elevata e prese in pieno il piccolo Anthony. L'agente alla guida non fu incriminato.
Ero a conoscenza della vicenda, ma ora credo di non conoscere la persona che è qui vicino a me.
E in un attimo ripenso agli anni in servizio che abbiamo passato assieme, gli anni in cui io davo la caccia al P-Killer, gli anni in cui davo la caccia al mio collega Jimmy. Poi ripenso al sei, e ora è tutto più chiaro: 6 come gli anni di Anthony e 6 come il totale della distanza degli anni fra un omicidio e l'altro.
Jimmy intanto comincia a fare dei discorsi assurdi, e a rimettere insieme gli elementi a me sfuggiti in tutti questi anni. Ma ci sono alcune cose che è meglio non sapere, che è meglio non raccontare. Fatto sta, che dopo circa 20 minuti spesi in parole, tende le sue braccia unite verso di me, con i pugni ben chiusi, e mi dice:
"Ora il caso è chiuso, Bill"
"Si", replico io, "Ora è chiuso".

[per comics]

23/03/09

Siamo al Top

Cado a terra dopo la decima ripresa, abbaggliato dal flash di una fottuta macchina fotografica.
Fine del match, fine della mia vita.
Come sono giunto fino a qui, è presto detto. Cominciai ad affacciarmi nel mondo della boxe a 19 anni. E due anni dopo spaccai il primo zigomo. Ricordo quel giorno come se fosse oggi. Il mio avversario era molto più quotato di me, e nessuno scommise sulla mia vittoria, tranne Mike. Ma dopo 6 feroci riprese, quel tizio andò a terra, e così Mike riscosse la sua vincita, e io trovai in lui il mio allenatore. Passarono tre anni, durante i quali mi preparai duramente con Mike. Ma fui ripagato durante un match incredibile. Quel giorno c'era anche la mia donna, Rose. Era preoccupatissima, ma non avrebbe dovuto esserlo, perchè io ero in una forma perfetta, nessuno mi avrebbe fermato. Fu l'incontro che si fermò, precisamente dopo la quarta ripresa. Non realizzai ciò che stava accadendo, non ne ebbi il tempo. So solo che dopo una decina di match ero il campione del mondo.
Ero al top, io e la mia donna eravamo al top. Potevamo avere tutto ciò che desideravamo, tutto ciò che non avremo mai immaginato di poter avere.
Ci fu anche del dolore però, perchè il mio preparatore di una vita, Mike, scomparve all'età di 65 anni, a causa di un tumore.
Durante questo periodo nacque nostro figlio Anthony, e io promisi a Rose che mi sarei ritirato dal mondo della boxe. Sapevo però che stavo mentendo, stavo mentendo anche a me stesso.
L'anno seguente mi ritrovai ancora una volta sul ring, ma stavolta senza Mike.
Accettai di sfidare un giovane pugile emergente. Appena vidi il suo volto, mi ricordai di come ero io qualche anno fa. La rabbia e la voglia di sfondare che egli aveva, era la stessa che avevo io. Mi stese per la terza volta dopo la decima ripresa.
Ed eccoci qui, davanti al bagliore di quella macchina fotografica. E' l'ultima cosa che vedo prima di morire, prima di incontrare una bella signora in nero.
Stavolta, il top, lo raggiungo insieme a lei.

[per comics]

18/03/09

Bang Bang

Sono in venti, tutti bramosi di sangue e di vendetta. Ma io lo sono di più.
Al loro comando c'è un certo Bill. Dicono che sia il più spietato dell'intero squadrone. Ma io lo sono di più.
Io sono il Killer, e con me ci sono altri quattro guerrieri, impegnati contro creature che neanche Satana vorrebbe nella sua casa.
Comincio dal più lento, tanto per riscaldare le mie due Revolver.
Bang! Colpo al torace. Bang! Colpo in testa. Il lurido non si muove più.
Mi faccio scudo con il suo cadavere mentre mi giro di scatto, in tempo per evitare una pallottola a mezza altezza.
Questi tre fottuti mi girano intorno. Sono veloci, sono scaltri. Ma io lo sono di più.
Io sono il Killer, e loro non sono nulla.
Tre secondi. Il tempo che mi ci vuole a farli fuori. Uno per il primo, uno per il secondo e uno per il terzo.
Intanto il Samurai senza nome ha mozzato la testa a due dei miei nemici. Hanno provato a fuggire, quei cani bastardi. Ma noi non perdoniamo. Noi non abbiamo pietà.
Io sono il Killer, e loro non valgono un cazzo.
Sei Bang di fila. Sei morti scontate.
I restanti dieci non valgono un centesimo, sono carne morta.
Ma ora c'è lui. Ora c'è Bill......Bill, il pezzo grosso, il pezzo da novanta. Ma io lo sono di più.
Io sono il Killer......il Killer di Bill. No, non come pensate voi, sono il Killer al servizio di Bill.....
Quei quattro fottuti bastardi non hanno neanche il tempo di realizzare ciò che sta accadendo.
Non c'è spazio per tutti e cinque. Non c'è spazio per la compassione in questo mondo. Esso ha bisogno di sangue, esso ha bisogno di essere coccolato fra le ossa di quei cani......
E Bill? Vi domanderete voi. Bill, ha bisogno di me? No, vi rispondo io, perchè io non ho bisogno di Bill.
Bang! Bang!

[per comics]