29/04/22

Segnali discordanti

Si erano fatti un cocktail di adrenalina che corrispondeva esattamente al loro stato d'animo: discordante. Non era quello il nome della bevanda, d'accordo, ma era intuibile che i due amanti avessero idee quanto meno contrastanti in merito al da farsi, e quella roba che avevano mandato giù ne era la prova. Il primo sorso era stato per lei come una potente dose in vena di zucchero, mentre per lui l'esatto opposto; amaro come un chicco di caffè o come il cacao più puro. Lei e lui avevano visioni diverse sulla loro storia d'amore o su ciò che stava diventando. Il mix di intenti poteva essere devastante. La discrepanza, quasi letale.

La serata procedeva a spizzichi e bocconi. Era iniziata nel migliore dei modi, e poi, nel mezzo, avevano preso piede il brutto carattere di lei e le braccia conserte di lui, che stavano a dimostrare la sua apparente sicurezza. L'unica certezza, a vederli da fuori, era che quei due stavano esplodendo dentro. E ora che l'effetto di quella roba si faceva sentire, stavano venendo a galla le sensazioni più oscure e le deviazioni più chiare.

La serata stava degenerando. Lei, inconsapevole per natura, aveva deciso di far sputare il rospo a lui. Mentre lui, preso d'assalto dal suo istinto animale, le era piombato addosso con le migliori intenzioni ma aveva fatto solo un gran casino; il vino a terra, le lacrime sul viso. Non c'era motivo per farne un dramma, ma la frittata era fatta; lui, sopra di lei a cercare un appiglio. Lei, sotto di lui a cercare il respiro.

La coppia era totalmente in affanno. Il sesso come via d'uscita, oppure un'uscita in grande stile ma senza godimento. I segnali erano discordanti. La crepa, quasi assordante.

27/04/22

Proteggimi

Ti osservo mentre mi osservi. Dolce, amara, non smettere di farlo.

Ti ascolto mentre mi parli. Onesta, bugiarda, non finirla qui.

Ti penso mentre sei distante. Sei in ritardo, non fermarti.

Ti cerco mentre ti nascondi. Acqua, fuoco, dammi un indizio.

Ti prendo mentre sei già scappata. Non svegliarmi.

T'invento quando non ci sei. Non svegliarmi.

Ti proteggo quando non lo meriti più. Svegliami.

L'uomo senza tv

Ho conosciuto un uomo senza tv, in questa era, in questo tempo. E quest'uomo, senza uno scatolone ultrapiatto di 46 pollici full hd con possibilità di gustarsi Avatar in 3D, era l'uomo più tecnologico che io abbia mai conosciuto. Non era al passo col tempo, non con il nostro. Il nostro l'aveva superato da una vita. Probabilmente era un cyborg. Parlava di politica, di matematica, di fisica, di gruppi punk e di un mucchio di altre cose, che io, 22enne ignorante, ignoravo. L'uomo senza tv andava al cinema. Secondo lui “Bastardi senza gloria” non era al livello di “Pulp Fiction” o di “Kill Bill”. Secondo me lo era. Ma ora non ne sono più convinto. È questo che succedeva di norma dopo circa 5 minuti di conversazione con l'uomo senza tv. Tutte le tue convinzioni vanno al tappeto come qualsiasi pugile che incontra Balboa nel suo momento di gloria. Nella sua specialità, l'uomo senza tv era un peso massimo. La situazione più normale del mondo, raccontata da lui diventava una specie di operazione dei servizi segreti, assumendo spesso dei risvolti inquietanti. Probabilmente la sua mente aveva staccato il pass per un itinerario fuori dal comune. Una peculiarità che spero aver ereditato da lui. Ma nella mente dell'uomo senza tv si era inceppato qualcosa. La tecnologia sa essere davvero bastarda. E quando i pezzi non stanno più insieme, è difficile sostituirli. Il libretto delle istruzioni ti porta fuori strada, lo fa di proposito. L'uomo senza tv sarebbe stato d'accordo con me. Probabilmente si è preso una lunga vacanza per ristabilire l'ordine di quei pezzi. Nel frattempo, mi piace pensare che proprio in questo momento, l'uomo senza tv si aggiri in un infinito centro commerciale alla ricerca di una splendida tv di ultima generazione. E che dopo aver spaventato il commesso con discorsi di difficile interpretazione, scelga una tv che lo soddisfi e torni con il cofanetto della trilogia di Kill Bill in blu-ray. Il terzo capitolo, lo vedremo insieme.

A mio zio.

(2011)

26/04/22

Sento il bisogno di


Gente che non si parla, gente che non si guarda negli occhi. Pezzi di terra si staccano dal suolo e non rimani che tu.

Le ferite, le malattie e la morte dell'essere chiamato uomo che non riesce più a distinguersi dall'animale. Inconsapevolmente, non resti che tu.

La ruota che gira, il bene che torna indietro sotto forma di male. Quel vizio straziante di viverla banale. E mi torna in mente che non rimani che tu.

Parole non dette, pensieri sussurrati e gesti sprecati. Quella voce che strilla dentro e tira fuori il peggio. Ma io mi sento meglio perché non resti che tu.

Balle, palle e facce quadrate che ti squadrano per renderti più debole di ciò che sei. Ma se non la finite mi va bene lo stesso, perché non rimani che tu.

Sentimenti annacquati, emozioni a metà che fanno il pieno di povertà. Ansia da prestazione, aria di contestazione.
Vieni come una camomilla nella mia pancia e mi ricordi che rimani tu.

25/04/22

La vita allo specchio

Erano passati anni dall'ultima volta che si era osservata allo specchio.  Certo gli era capitato più volte di specchiarsi, quasi ogni giorno, in realtà. Eppure non si era mai soffermata davvero su quella figura tanto familiare quanto sconosciuta. Nel frattempo il mondo aveva preso una piega inaspettata, così come la sua pelle, piegata e consumata dal verbo amare. Le stagioni procedevano spedite verso l'ignoto, gli ideali sotterrati rimanevano sotto terra, mentre il profumo dell'alba tramontava definitivamente. E mentre il trucco faceva il suo dovere, lei si chiedeva se avesse il diritto di essere felice. Una scomoda domanda che precedeva una scontata risposta; al diavolo. Avrebbe potuto chiedere proprio a lui, alla creatura demoniaca che possedeva i suoi sogni e li tramutava in assurdi incubi. Oppure, semplicemente, avrebbe potuto chiedere alla figura allo specchio, e attendere paziente di avere finalmente l'agognata risposta. Ma se avesse risposto o meno, se fosse riuscita a mettere insieme i pezzi e ad aggiustare ciò che si era rotto, avrebbe dovuto comunque fare i conti con la sua vita allo specchio. La donna, essenzialmente, una volta compresa e afferrata la propria natura, avrebbe dovuto dare un senso al suo essere lì in quell'istante. Al perché il suo viso era fatto in quel modo, e i suoi capelli più fradici di prima. Avrebbe dovuto allungare la mano verso il vetro e lasciarla andare oltre, cercando poi di dare una spiegazione ad ogni possibile scenario; universi e specchi paralleli, salite sconnesse e ripide discese ad ingannare l'anima. Che si stringeva e poi si allargava ad inseguire la vita.