09/03/13

Fermata sulla Luna


Stanotte vado sulla Luna. Mi tengo leggero, mi porto lo stretto necessario. Faccio mente locale e parto, lasciando il cervello a casa per una fottuta notte. Mi travesto da uomo felice e salgo le scale della terra, gradino per gradino, dicendo "no" garbatamente a chi mi offre del vino. Che poi a me neanche mi piace. Ma c'e da restare sobri, perché al cospetto della Luna arriverò stordito e basito. Il mio cuore sbiadito si domanda il perché, non capisce che se troppo si ferisce non c'è più speranza. Ma già intravedo del verde all'orizzonte. Mi suda la fronte. Mi asciugo, mi sforzo, salgo finché posso. Quando arrivo in cima c'è vita. Mi chiedono l'autografo, mi hanno scambiato per qualcuno, immagino. Invece pare di no. Hanno le mie foto, mi fanno firmare anche quelle. Tremo. Non ci sono abituato. Le avranno prese dal mio profilo di Facebook, dovrò fare una segnalazione al garante della privacy. Ci penserò domani.
Stanotte vado in cerca di guai sulla Luna. Voglio sparlare di chi c'è laggiù, come le donne in un circolo di cucito. Chissà che si prova. Voglio mangiare cibo stellare (questa è davvero brutta, devo essermi davvero giocato il cervello in una partita a poker, infatti non ci so giocare). Beh comunque voglio sentirmi me stesso ma anche un'altra persona, voglio sentire i rumori della Luna. Mi giura che ha la cura. Allora ci passo la notte, ma a debita distanza che sono impegnato, affogato nell'amore come la panna nel caffè. Mi giro e mi rigiro. La coperta mi lascia in pace, in guerra con gli incubi, nudi e crudi. Sogno del bisogno. Ci ripenso. Qui è tutto amaro, dolce, un sentimento incompreso che ha preso troppa abbronzatura. Si mangiano persino la verdura, qui. Cotta, cruda, basta che faccia bene. Basta che faccia sorridere gli escrementi del cuore che cadono nel cratere della vita. È vitale darsi una regolata, capire cosa si sta sbagliando e cosa perfezionando. E non lo capisci qui, alla fermata lunare. Ma giù, in mezzo alla folla che vedo fumare.
È ora di tornare giù fra i vivi, o quello che ne resta. Vorrei ingabbiarmi con la vita, o con ciò che le assomiglia. È ora di tornare a parlare. Giocare di verità. Far scorrere il tempo.