28/10/13

Hello Goodbye



Nel momento in cui le dici "ciao", sai già che un giorno, presto o tardi, le dirai pure "addio".

Ma Carlo era pessimista di natura e il concetto dell'addio non gli faceva paura. O forse solo un pochino. L'aveva conosciuta durante una partita a poker. Lei giocava, lui ci provava.
- Se la smetti di guardarmi le tette, magari una mano la prendi pure.
Quella sera poi erano andati a bere. A vederli così insieme, non gli avresti dato neanche un giorno. E invece rimasero attaccati per quasi 3 anni. Appiccicati su quel divano di pelle fino a schiattare di caldo nelle domeniche d'agosto.
- Mi sudano i piedi e sono appena uscito dalla doccia. Ora ci rivado.
- Vengo con te, Carlo.
E lo precedeva facendo le fusa.
Asia non aveva mai vissuto quella condizione prima d'ora in vita sua. Quella cosa a cui non sai dare un nome ma che in qualche in modo devi pure chiamarla. Asia si era innamorata di Carlo. Non mostrava più quella scollatura durante le partite a poker, anche perché a poker non ci giocava più.
Aveva trovato lavoro come fotografa. Andava un pò di qua un pò di là. Eventi di ogni tipo. Guardava, scattava. A volte Carlo andava con lei, altre rimaneva a casa davanti alla tv, soprattutto se mandavano un film che gli interessava. Ma la verità è che aveva paura.
- Perché?
- Non lo so, Asia. Non lo so.
Ma Carlo lo sapeva il perché. Che lui fosse una persona particolare lei lo aveva capito, ma non poteva immaginare fino a quel punto. Carlo aveva vinto una fortuna a poker, e non è un modo di dire. Con quello che aveva messo su, avrebbero potuto camparci di rendita i suoi futuri figli e i suoi nipoti senza fare un cazzo durante tutta la vita. E camparci nel lusso. Aveva pure vinto qualcosa piazzando alcune scommesse su eventi sportivi. Si dice che se uno è sfortunato nel gioco, è fortunato in amore.
Carlo, invece, aveva un gran culo in entrambe le cose. Almeno questo era ciò che pensava la gente che lo conosceva.
- Carlo? Stai fissando quella pagina di giornale da circa un quarto d'ora.
Poteva starci pure per mezz'ora, se necessario. Tutto il tempo che gli occorreva per vedere il futuro. Gli bastava un'immagine, una frase, una parola per vedere ciò che sarebbe accaduto. Era questa la sua vera fortuna. Una fottuta fortuna.
Asia era tornata tardi quella sera. Era stanca morta perché era stata ad un concerto rock. Aveva scattato un centinaio di foto, e meno della metà ritraevano le facce del pubblico. Carlo le stava vedendo sul piccolo schermo della macchina digitale, e per qualche istante si fermò su un tizio. C'era qualcosa che lo prese perché continuò a fissarlo per alcuni secondi. Poi vide quell'immagine in testa. Erano a letto, non si sa in quale letto ma si trattava certamente di un letto. Asia e quel tizio che scopavano.
Le notti successive furono insopportabili per Carlo, che le passò fra lacrime e sorsate di whisky. Poi le lacrime si unirono all'alcool e lei non tornò più. Era andata a scattare foto, o almeno così gli aveva detto. Carlo rimase per ore a fissare quella foto. Poi smise.

Nel momento in cui le dici "ciao", sai già che un giorno, presto o tardi, le dirai pure "addio".

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