18/02/14

Morta e sepolta


L'aria della mattina gli metteva sempre un gran freddo. Gli entrava nella ossa e gliele schiacciava tutte, impedendogli di reagire al mondo. Nel resto della giornata andava decisamente meglio.
Ma quella mattina, quella gelida mattina del 12 febbraio, Fabrizio aveva caldo. E poteva esserci solo una causa a quell'insolita condizione che provava. Quella causa si chiamava Marta, ed essendo una donna era certamente una causa persa.
I due si conobbero al 24 Ore, un locale alla moda ma che nessuno sapeva bene a quale moda appartenesse. A loro bastava sapere che fosse un locale cool, come diceva lei. Quella sera c'era la musica di Parov Stelar e Fabrizio tentò un approccio culturale.
-Quindi non ne hai mai sentito parlare, eh..."
-No. Mi spiace.-
Gli andò male ma non si arrese. Rimase nei paraggi e quando la vide sola ci riprovò.
-Fa musica dance ma piuttosto sofisticata. Ci mischia jazz e roba varia. E' davvero forte.-
-Questa non è male, sai?- Gli fece lei in tono convinto.
-Comunque...- Continuò, -Se vuoi portarmi a letto non c'è bisogno di questi giochetti.-
Fabrizio rimase con la cannuccia attaccata alle labbra. Stava bevendo un Alexander.
-Io non voglio portarti a letto.- Le disse.
Lei se lo guardò come per dire "ma chi vuoi prendere in giro?". E lui pareva averla sentita perché poco dopo modificò la versione.
-Cioè,- Fece lui, -Non è che io non abbia intenzione di portarti a letto...è solo che non lo farei con tutte quelle che stanno qui dentro. Per dirti che se ci sto provando con te ci sarà un motivo, insomma..."
Lei se lo continuava a guardare con la stessa espressione di prima. Lui si sentì un vero coglione.
Quella mattina. Si, quella gelida mattina del 12 febbraio, Fabrizio se ne stava steso a letto e aveva fatto partire un cd di Parov Stelar con il telecomando dello stereo. Lei, Marta, era in piedi davanti a lui e iniziava a muoversi tutta. Lui se la guardava, concentrato su ogni suo piccolo gesto. Come quando si metteva la mano destra nei capelli e li faceva spostare di qua e di là. Oppure quando metteva entrambe le mani sui fianchi e andava giù piano piano mostrandogli cosa aveva in fondo alla schiena. La scena si ripeteva di tanto in tanto da circa un anno. Più o meno da quando lui gli aveva detto "ti amo" nel parcheggio del 24 Ore e lei gli aveva risposto "anch'io".
A Fabrizio venne un gran caldo dentro, tanto che dovette liberarsi di quella sottile maglietta bianca che indossava. Spostò il piumone che gli copriva le gambe e si mise con le braccia incrociate.
Marta fece qualche altro passo e poi cadde di proposito sul letto. Ci si buttò di schiena. Poi si girò e procedette a gattoni verso di lui. Fecero sesso. Del sano sesso con la brezza della mattina che penetrava dalla spiraglio della finestra.
Quando Fabrizio si svegliò, si accorse che non era più steso a letto. Stava seduto su una sedia, quella che era davanti alla scrivania. Aprì gli occhi con difficoltà, e non riuscì ad aprirli del tutto prima di qualche secondo. Improvvisamente gli arrivò in faccia dell'acqua, e solo in quel momento si accorse di essere legato a quella dannata sedia.
-Chi è Marzia?- Domandò Marta con un secchio nelle mani.
Fabrizio non ci stava capendo molto. Non riuscì a dire nulla. Se la guardò negli occhi scuotendo la testa.
-Chi. E'. Marzia. Capisci l'italiano, amore mio?- Fece lei, guardandolo bene in faccia.
-Di cosa stai parlando? E perché sono legato? E' un qualche tipo di gioco?- Fabrizio le sorrise, ma evidentemente non gli era chiara la gravità della situazione. Intanto, nella stanza risuonava This Game di Parov Stelar.
-Mentre scopavamo hai ripetuto il nome di questa Marzia.-
-Ma cosa stai dicendo?-
-Non prendermi per il culo, cazzo.- Rispose lei, in modo concitato. -Hai detto "dai Marzia, vieni per me" e cazzate di questo tipo. Io credevo di aver sentito male ma poi lo hai detto di nuovo. E ancora. Finché ti ho dato una testata e ti sei azzittito.-
-Mi hai dato cosa? Ma perché mi hai dato una testata?- Domandò Fabrizio.
-Perché hai ripetuto il nome di un'altra mentre mi scopavi, ok?-
-Avrai capito male, amore.-
-Ah si? E avrò pure letto male qui, giusto?- Marta prese il cellulare di Fabrizio da sopra al letto e glielo mostrò. C'era una conversazione. Fra lui e una certa Marzia. Fabrizio non aprì bocca per qualche secondo.
-E' la mia ex.- Le disse poi. -Ma ti giuro che è una faccenda morta e sepolta.-
-Lo sai che sei un bastardo, vero?- Marta gli tirò il cellulare addosso e gli diede le spalle. Iniziò a piangere. Le lacrime caddero sul tappeto. Erano così pensanti, quelle gocce, che fecero rumore una volta giunte a terra. Poi si girò verso Fabrizio.
-Ascolti Battiato?- Gli domandò, con le ultime lacrime che scendevano.
-Cosa?- Rispose lui.
-Ti ho chiesto se ascolti Battiato. Allora, l'ascolti o no?-
-Ho sentito cosa mi hai chiesto ma...ma che cazzo di domanda è? Comunque no, credo di non averlo mai ascoltato in vita mia.-
-Pure io.- Fece lei mettendosi seduta sul bordo del letto. -Cioè non l'ho mai ascoltato fino a ieri sera, quando mi è capitato di beccarlo alla radio.-
Marta allungò la mano per prendere il telecomando dello stereo. -Allora l'ho registrata.- Gli disse, e schiacciò il tasto. Era Auto da Fè di Franco Battiato.
Marta si alzò in piedi e si sedette sopra Fabrizio. I loro visi erano così attaccati che lui provò vergogna. A lei scese una lacrima ma poi basta. Cominciò a muoversi su e giù, simulando una vera scopata con la brezza della mattina. E mentre lo faceva, pronunciava svariati nomi maschili, compreso quello del suo ex che Fabrizio conosceva bene. Lui cercò di farla smettere ma senza riuscirci. Andò avanti così per tutta la durata del brano. Poi, una volta finito, lei si alzò e si rivestì lì davanti a lui.
-Tranquillo,- Gli disse. -Non ho nulla di serio con nessuno di loro. Anzi, sono tutte storie morte. Morte e sepolte.-
Lui non disse nulla. Lei schiacciò di nuovo play e se ne andò.

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