24/11/22

Ti tengo in pugno


Lui era steso a pancia sopra, con la mano sinistra nei capelli di lei che gli stava addosso con il suo seno umido. La mano destra si divideva fra la sigaretta e il bicchiere di whisky con ghiaccio. I loro piedi giocavano. La radio passava gli Stones.
-Sai, Otis, stavo pensando a una cosa.-
-Che la musica non ti piace? Under My Thumb è un bel pezzo.-
-No. Stavo pensando che forse mi sono innamorata di te.-
-Sentirselo dire dopo una scopata non mi fa impazzire dalla gioia, chery, ma è già qualcosa.-
-Allora mi ami anche tu, cerbiatto?-
Otis guardò con tristezza il fondo del bicchiere, poi si alzò per fare rifornimento lasciando la piccola chery sola, nel grande letto a due piazze.
-Non lo so.-
La donna non aprì bocca per qualche secondo ma continuò a fissare Otis. Aveva tutta l’aria 
di una cagnetta abbandonata che osservava con amarezza e rancore il suo bastardissimo padrone.
-Conosco quell’espressione, chery. Al Moulin Rouge ti pagano pure per impietosire, oltre che per alzare la gonna.-
-Con te ha funzionato, figlio di puttana.- A differenza del contenuto, il tono era quasi dolce. Come se l’avesse chiamato di nuovo cerbiatto.
-Ha funzionato come la pacca sul culo che ti ho dato nel parcheggio.-
-Si. E ho capito subito che non eri un francese.-
-Mi chiamo Otis. Sono americano. Cosa ti aspettavi?-
-Avresti potuto portarmi sulla riva della Senna. Avresti potuto baciarmi a mezzanotte, come in quel film di Woody Allen.-
-Midnight in Paris dici? Non mi pare che Gil si baci con qualcuna a mezzanotte.- Otis mandò giù un altro bicchiere, in piedi, con un'aria indisponente. La piccola se lo guardava. L'avrebbe ucciso con le proprie mani, se ne avesse avuta la forza.
-E comunque, chery..- Posò il bicchiere sul bancone, che aveva il segno di troppi gomiti, come quelli dei pub. -Quando siamo usciti, la mezzanotte era già passata da un pezzo.-
Guarda di chi mi sono innamorata, pensava la piccola chery mentre si girava dall'altro lato del letto. Ora, dalla finestra spalancata, riusciva a vedere una parte della Torre Eiffel. Lo faceva sempre, quando era da Otis. Le piaceva quella prospettiva, cioè di una vita con lui. Le piaceva da morire. La sarebbe venuta a prendere al locale quando staccava presto e l'avrebbe portata a mangiare carne da Lorette. Magari non tutte le sere, ma almeno due volte alle settimana. E se aveva il turno di notte, avrebbe cucinato per lei. Sempre sulla luna, eh? Pensava. Con i piedi per terra, mai?
Ora Otis era seduto sul letto, dalla propria parte. Stava dando qualche tirata alla sigaretta.
-Ti ricordi quando l'abbiamo fatto in sala prove?- Le domandò.
-Si.- Se lo ricordava bene, la piccola chery.
-Tu eri seduta alla batteria e facevi finta di suonarla, perché non sapevi come fare. Io ero steso sul tappeto. Ti sei alzata, hai toccato il piatto con due dita e hai improvvisato un ballo sotto le note di Cover Me.-
-Di chi è quel pezzo?- Non se lo ricordava.
-Bruce Springsteen.-
Fece un'altra tirata, poi continuò.
-Mi dissi che non mettevo mai musica francese, e io ti promisi che la volta dopo l'avrei fatta scegliere a te. Ma nessuna delle successive fu bella come quella volta.-
-Credi che non furono belle per colpa della musica?-
-Non lo so, chery. Ma è un dato di fatto.-
La piccola si girò verso Otis.
-Già che ci siamo, ti ricordi altro di quel pomeriggio in sala prove?-
-Dovrei?- Fece lui, realmente dubbioso.
-Per terra. Vicino alla cassa della batteria. Un tanga. Molto simile a questo, ma non identico.- La piccola tirò l'elastico di quello che indossava, poi lo lasciò sbattere sui fianchi.
-Vuoi farlo di nuovo?- Le domandò.
Lei si mise seduta accanto a lui e diede un'occhiata là sotto.
-Ti stai eccitando, cerbiatto. Non era questo il mio scopo ma tanto vale...- Gli mise la mano sul pene nudo.
Lui tentò di girarsi. Voleva farsela di nuovo.
-No. Rimani seduto. Voglio continuare così.- Gli disse.
Otis stava cominciando ad eccitarsi parecchio.
-Che ore sono?- Domandò lei.
-Hai fretta, chery?- Alzò la testa verso l'orologio a muro sopra al frigo. -Quasi le 2.-
-Allora ci siamo.- Gli disse, sorridendo. Poi smise di toccarglielo.
Otis se la guardò. Non capiva che cazzo stesse dicendo, e perché si fosse fermata. Avrebbe capito pochi istanti dopo, ma non in quel mondo.
-Addio, cerbiatto.- Gli sorrise di nuovo, e Otis andò indietro a corpo morto. Mezzo steso e completamente nudo. Con un buco in testa.
Il colpo si era percepito davvero poco. Avrà usato un silenziatore o qualcosa del genere, pensò la piccola chery. Se ne avesse saputo qualcosa di questa roba, non avrebbe certo pagato un professionista.
Ora chery era in finestra, si limitò ad alzare il pollice. Lui, al secondo piano del palazzo di fronte, sopra a Lorette, le fece un cenno con la mano che lei non capì. Sarà un loro modo di dire “ok”, pensò. Sono strani, questi tipi. E pure costosi. Ma se non hai una pistola e non vuoi sporcarti le mani, sono un'ottima soluzione. Pensò che quello sarebbe potuto diventare il suo personale killer d'amore.
Tornò a sedersi accanto a Otis. Lo guardò dritto negli occhi spalancati.
-Avresti dovuto dirmelo, cerbiatto, a chi apparteneva quel tanga. Se me l'avessi detto, che era di quella puttana della mia collega, non avrei dovuto farmi un culo così per scoprirlo da sola. Te l'avevo detto che non era mio.-
La piccola chery, che ora piangeva, era stata un'ottima attrice quella notte. Aveva fatto la parte della donna presa per il culo, che non sapeva di esserlo. Una donna tenuta in pugno dal proprio cuore, che non ha le palle di vedere in faccia la realtà e di metterlo nel culo a lui.
Ma quella notte, fra le varie cose che la piccola chery aveva tenuto in pugno, c'era pure il proprio cuore.
Quella notte, la piccola chery gliel'aveva messo nel culo. A modo suo.

(2013)

Nessun commento: