20/11/22

Maneggiare con cura


- Levatele il vino, per cortesia. -
Aveva spezzato il silenzio e colmato il vuoto lasciato dall'imbarazzo; ora la stanza risuonava di vergogna.
Mirko l'aveva sostenuta, supportata, sollevata. L'aveva tolta dalla strada dopo che i suoi l'avevano cacciata di casa; ora non le rispondevano neanche più al telefono. Lei se lo sognava uno come Mirko, ma quando finalmente era riuscita a metterci le mani sopra, aveva iniziato a dare il peggio di sé. La parabola autodistruttiva di Veronica affondava le radici nel rapporto con i suoi, che per scherzo (dicevano loro) usavano definirla la pecora nera della famiglia. Non eccelleva in alcuno sport. A scuola brutti voti. Fuori di lei il vuoto mentre esplodeva dentro. Le compagnie non mancavano ma erano sporche e avvilenti. Non c'era via d'uscita per Veronica, se non quella di lasciarsi andare alla sperimentazione di certe sostanze; la via era tracciata. Il solco, profondo.
- Possibile che non ti rendi conto? - Aveva proseguito Mirko, dopo che Anna, sua sorella, aveva strappato il bicchiere dalla mano di Veronica. - Che diavolo stai facendo, Vero? Dove cazzo vuoi andare a finire? -
Lei, che fino a quel momento aveva riso di gusto, ma con poco gusto, si era bloccata per un istante ed era poi scoppiata in lacrime. Ora la vergogna urlava, e il suo viso si era nascosto nel maglione rosso di Anna. Mirko si era alzato e aveva aperto la finestra che dava sul cortile; un respiro profondo in cerca di aria nuova. Gli altri avevano accampato qualche scusa e avevano abbandonato l'appartamento. Ora che erano rimasti loro tre si poteva parlare più apertamente.
- Mi viene da vomitare. - Aveva annunciato Veronica.
- Ci penso io. - Anna aveva fatto un cenno a Mirko e l'aveva seguita in bagno.
Mirko proseguiva nella sua ricerca del respiro perfetto. Di recente aveva letto una specie di manuale sulla respirazione, che in pratica spiegava come respirare nel modo giusto. Stava facendo progressi, eppure in quel momento gli sembrava tutto maledettamente complicato, perfino respirare come Dio comandava.
Nel frattempo avevano citofonato. Doveva essere certamente Luca, famoso per dimenticare le cose in giro.
- Cosa ti sei scordato questa volta? - Aveva chiesto Mirko al suo interlocutore al citofono.
Dall’altra parte c’era stato silenzio per qualche istante, poi una voce balbettante aveva asserito di essere il corriere.
- A quest’ora? - Aveva chiesto Mirko, dubbioso.
- C’è il b…black friday. Fa…facciamo gli straordinari. -
Mirko aveva dato un’occhiata al suo orologio, che segnava circa mezzanotte.
- Mi sembra comunque troppo tardi per una consegna, e poi io non aspetto nulla. -
- N… non si preoccupi. Facciamo t… tutto noi. Tenga s…solo a mente che è una consegna c…catalogata come “fragile”. -
- Ok. - Aveva risposto Mirko, perplesso. - Devo scendere? -
- No no, s…sta già salendo lei. Buona f…fortuna. -

Mirko aveva aperto la porta di casa e si era ritrovato davanti Veronica. Nessuno dei due aveva aperto bocca. Lui era tornato alla finestra a cercare quel famoso respiro che molto probabilmente non avrebbe mai trovato, almeno per quella sera. Lei era dietro di lui, in attesa di qualcosa.
Dalla finestra opposta nel piccolo cortile, Mirko riusciva a vedere nitidamente una coppia che litigava. Lei aveva appena afferrato un coltello a l’aveva piantato nel cuore di lui; Mirko si stringeva la mano al petto dopo aver sentito una forte fitta.
Veronica era appena uscita dal bagno e aveva raggiunto Mirko davanti alla finestra. Lui si era girato e aveva visto solo Anna. 
- Come sta? - Aveva chiesto a sua sorella.
- Meglio. Ora si è messa a riposare. -
- Mi sta uccidendo, Anna. Lo capisci? -
- Si, fratellino. Lo capisco. E sinceramente non credo tu possa salvare entrambi. -
Anna aveva guardato Mirko negli occhi come forse mai aveva fatto finora.
- E te lo ripeterò fino alla nausea, fratellino: stai continuando a confondere l’amore con qualcos’altro. -
Mirko si era girato di nuovo verso il cortile; stava provando a respirare come gli aveva suggerito quel manuale.

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