03/05/22

L'odore della pioggia


Margherita, ti scrivo queste righe per farti sapere che ne ho le palle piene di te e dell'odore della pioggia. Mi spiace se non ho trovato il coraggio di dirtelo prima ma, sai com'è, non sono quello che tu credevi. Credevo anche io di esserlo, almeno in principio. Poi ho capito che per seguire te stavo perdendo me stesso. Ho resistito per quanto ho potuto, poi ho alzato bandiera bianca. Eravamo al concerto di Battiato, ricordi? Fuori pioveva a dirotto, mentre dentro vedevo solo il tuo sole che rischiariva le mie intenzioni; non avevo capito un cazzo di te, eppure ero completamente cotto. Non si sa di cosa, poi. In cucina sei sempre stata una frana, mentre io me la cavavo abbastanza. A letto eri poco più che passiva, mentre io almeno mi attivavo quando serviva. A parole non eri brava, a gesti ancora meno. Però su una cosa non ho da rimproverarti nulla; sei sempre stata te stessa, almeno con te. Io non ti ho mai conosciuta davvero, a parte sotto la pioggia, che mi piaceva così tanto perché era l'unico momento in cui finalmente tacevi. Tu che parlavi eri un po' come la grandine che sbatteva sul nostro passato: un vizio di forma, come l'errata compilazione della nostra storia. Un gigantesco malinteso che si reggeva su una parziale intesa fisica, mentalmente instabile e totalmente priva di fondamento. Mi spiace davvero di non essere stato in grado di abbandonare prima la tua follia. Solo ora che mi trovo in questa degradante monotonia di semplicità, mi rendo conto di quanto tu fossi imprescindibile per curare la mia noiosa routine. Mi dispiace, Margherita, ma non ho resistito al tuo fiume in piena, a quel tuo straripare di azioni che non portavano a nulla, se non ad un circolo vizioso che culminava, puntualmente, in una tempesta di assurdità.
Ti ho amata, come ho amato l'odore della pioggia che si ripeteva ad ogni tuo silenzio.
Ora, Margherita, scusa ma ho deciso di riprendermi la mia vita.

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