16/03/20

Segnati


Si erano conosciuti quando la tempesta era già finita, e aveva lasciato il posto ad un sole intrigante che splendeva sulle piazze affollate.
Si poteva sentire un solo unico respiro e distinguere, allo stesso tempo, ogni singola anima che sprigionava le paure dell’isolamento e le tramutava in energia imbarazzata; timorosa, dubbiosa se concedersi almeno un abbraccio o, addirittura, il lusso di un bacio.
I segni di quel passaggio di vita erano sotto gli occhi di tutti e sulla pelle di molti. Dentro, poi, si consumava ancora, inevitabilmente, una guerra dei sensi che aveva reso più povere le menti (e le tasche) della gente. Rifarsi, rimettersi prima seduti e poi in piedi non sarebbe stato facile ma neanche impossibile.
Dentro a quel bar di periferia, Anna e Giulio erano seduti l’uno di fronte all’altra. Senza distanza di sicurezza ma con quella psicosi rimasta incollata alla faccia.
-Dovresti levarla. Almeno per bere quel cappuccino. Non credi?
Le aveva detto Giulio, con un sorriso così onesto che aveva spinto Anna, quasi fisicamente, ad accettare il suo consiglio.
Anna, con la mano tremante, aveva fatto scendere giù la sua mascherina e si era lasciata andare anche lei, seppur a fatica, ad un sorriso che diceva “Ok, eccomi qui. Ci sono.”
Il cappuccino entrava bollente a scaldare quelle due vite, emozionate ma anche un po’ fuori fase. I rumori delle cose, i suoni delle loro parole e gli sguardi nuovi.
La mano di Anna aveva smesso di tremare e ora stringeva quella di Giulio.
E i loro occhi, segnati, cominciavano a rientrare in gioco.

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