27/11/22
Un brindisi da ricordare
24/11/22
Ti tengo in pugno
-Sai, Otis, stavo pensando a una cosa.-
-Che la musica non ti piace? Under My Thumb è un bel pezzo.-
-No. Stavo pensando che forse mi sono innamorata di te.-
-Sentirselo dire dopo una scopata non mi fa impazzire dalla gioia, chery, ma è già qualcosa.-
-Allora mi ami anche tu, cerbiatto?-
Otis guardò con tristezza il fondo del bicchiere, poi si alzò per fare rifornimento lasciando la piccola chery sola, nel grande letto a due piazze.
-Non lo so.-
La donna non aprì bocca per qualche secondo ma continuò a fissare Otis. Aveva tutta l’aria
di una cagnetta abbandonata che osservava con amarezza e rancore il suo bastardissimo padrone.
-Conosco quell’espressione, chery. Al Moulin Rouge ti pagano pure per impietosire, oltre che per alzare la gonna.-
-Con te ha funzionato, figlio di puttana.- A differenza del contenuto, il tono era quasi dolce. Come se l’avesse chiamato di nuovo cerbiatto.
-Ha funzionato come la pacca sul culo che ti ho dato nel parcheggio.-
-Si. E ho capito subito che non eri un francese.-
-Mi chiamo Otis. Sono americano. Cosa ti aspettavi?-
-Avresti potuto portarmi sulla riva della Senna. Avresti potuto baciarmi a mezzanotte, come in quel film di Woody Allen.-
-Midnight in Paris dici? Non mi pare che Gil si baci con qualcuna a mezzanotte.- Otis mandò giù un altro bicchiere, in piedi, con un'aria indisponente. La piccola se lo guardava. L'avrebbe ucciso con le proprie mani, se ne avesse avuta la forza.
-E comunque, chery..- Posò il bicchiere sul bancone, che aveva il segno di troppi gomiti, come quelli dei pub. -Quando siamo usciti, la mezzanotte era già passata da un pezzo.-
Guarda di chi mi sono innamorata, pensava la piccola chery mentre si girava dall'altro lato del letto. Ora, dalla finestra spalancata, riusciva a vedere una parte della Torre Eiffel. Lo faceva sempre, quando era da Otis. Le piaceva quella prospettiva, cioè di una vita con lui. Le piaceva da morire. La sarebbe venuta a prendere al locale quando staccava presto e l'avrebbe portata a mangiare carne da Lorette. Magari non tutte le sere, ma almeno due volte alle settimana. E se aveva il turno di notte, avrebbe cucinato per lei. Sempre sulla luna, eh? Pensava. Con i piedi per terra, mai?
Ora Otis era seduto sul letto, dalla propria parte. Stava dando qualche tirata alla sigaretta.
-Ti ricordi quando l'abbiamo fatto in sala prove?- Le domandò.
-Si.- Se lo ricordava bene, la piccola chery.
-Tu eri seduta alla batteria e facevi finta di suonarla, perché non sapevi come fare. Io ero steso sul tappeto. Ti sei alzata, hai toccato il piatto con due dita e hai improvvisato un ballo sotto le note di Cover Me.-
-Di chi è quel pezzo?- Non se lo ricordava.
-Bruce Springsteen.-
Fece un'altra tirata, poi continuò.
-Mi dissi che non mettevo mai musica francese, e io ti promisi che la volta dopo l'avrei fatta scegliere a te. Ma nessuna delle successive fu bella come quella volta.-
-Credi che non furono belle per colpa della musica?-
-Non lo so, chery. Ma è un dato di fatto.-
La piccola si girò verso Otis.
-Già che ci siamo, ti ricordi altro di quel pomeriggio in sala prove?-
-Dovrei?- Fece lui, realmente dubbioso.
-Per terra. Vicino alla cassa della batteria. Un tanga. Molto simile a questo, ma non identico.- La piccola tirò l'elastico di quello che indossava, poi lo lasciò sbattere sui fianchi.
-Vuoi farlo di nuovo?- Le domandò.
Lei si mise seduta accanto a lui e diede un'occhiata là sotto.
-Ti stai eccitando, cerbiatto. Non era questo il mio scopo ma tanto vale...- Gli mise la mano sul pene nudo.
Lui tentò di girarsi. Voleva farsela di nuovo.
-No. Rimani seduto. Voglio continuare così.- Gli disse.
Otis stava cominciando ad eccitarsi parecchio.
-Che ore sono?- Domandò lei.
-Hai fretta, chery?- Alzò la testa verso l'orologio a muro sopra al frigo. -Quasi le 2.-
-Allora ci siamo.- Gli disse, sorridendo. Poi smise di toccarglielo.
Otis se la guardò. Non capiva che cazzo stesse dicendo, e perché si fosse fermata. Avrebbe capito pochi istanti dopo, ma non in quel mondo.
-Addio, cerbiatto.- Gli sorrise di nuovo, e Otis andò indietro a corpo morto. Mezzo steso e completamente nudo. Con un buco in testa.
Il colpo si era percepito davvero poco. Avrà usato un silenziatore o qualcosa del genere, pensò la piccola chery. Se ne avesse saputo qualcosa di questa roba, non avrebbe certo pagato un professionista.
Ora chery era in finestra, si limitò ad alzare il pollice. Lui, al secondo piano del palazzo di fronte, sopra a Lorette, le fece un cenno con la mano che lei non capì. Sarà un loro modo di dire “ok”, pensò. Sono strani, questi tipi. E pure costosi. Ma se non hai una pistola e non vuoi sporcarti le mani, sono un'ottima soluzione. Pensò che quello sarebbe potuto diventare il suo personale killer d'amore.
Tornò a sedersi accanto a Otis. Lo guardò dritto negli occhi spalancati.
-Avresti dovuto dirmelo, cerbiatto, a chi apparteneva quel tanga. Se me l'avessi detto, che era di quella puttana della mia collega, non avrei dovuto farmi un culo così per scoprirlo da sola. Te l'avevo detto che non era mio.-
La piccola chery, che ora piangeva, era stata un'ottima attrice quella notte. Aveva fatto la parte della donna presa per il culo, che non sapeva di esserlo. Una donna tenuta in pugno dal proprio cuore, che non ha le palle di vedere in faccia la realtà e di metterlo nel culo a lui.
Ma quella notte, fra le varie cose che la piccola chery aveva tenuto in pugno, c'era pure il proprio cuore.
Quella notte, la piccola chery gliel'aveva messo nel culo. A modo suo.
20/11/22
Maneggiare con cura
20/06/22
Direzione notturna
09/05/22
La musica dall'altro mondo
Mi stavo godendo qualche minuto da solo, nel mio lato del letto. Sfogliavo pagine di un Dylan Dog un po' confuso, mentre un sole deciso annunciava la fine delle ostilità notturne.
06/05/22
Anna 2.0
05/05/22
...a viver come uomini
Il meccanismo vitale di un animale non dovrebbe essere al pari di quello umano. Procedere unicamente d'istinto, avvalersi del proprio corpo per corrompere, rompere, irrompere e fottere il prossimo a piacimento è quanto di più perverso possa esistere a questo mondo. Follie distruttive si cibano dell'elemento più puro: l'onestà. La verità è che le bestie siamo noi. Dirottati sul pianeta terra come rottami di antiche repulsioni, fondiamo il nostro credo su false emozioni, rigetti d'animo e oggetti da perforare. La performance migliore del genere umano è l'incapacità di arrendersi; non è ammissibile ammettere i propri limiti. Non è concepibile mettersi a nudo pur rimanendo vestiti; più facile spogliarsi della propria dignità e tuffarsi in un mare di vergogna. Che a viver come uomini non va più di moda.
03/05/22
L'odore della pioggia
01/05/22
Una commedia
G:- Vado un attimo in bagno.-
M:- Non ti sento.- Indicandosi le cuffie.
Giulia sbuffa e lascia il suo posto libero. Marco torna fuori con lo sguardo. Lucky Man, The Verve.
Il treno rallenta e poi decide di fermarsi. Si scende, si sale, si saluta dalla banchina come nei film, si riparte in ritardo come nella realtà. Una Ragazza col vizio di non ascoltare si siede davanti a Marco.
R:- È libero, vero? Bene, perché ho aspettato questo coso per un'ora buona e ho le gambe che non mi reggono più.-
M:- Veramente quel posto sarebbe...- Prova a risponderle prima di essere interrotto.
R:- Fa un caldo pazzesco vero, non trovi anche tu?-
Marco prova a riformulare la frase per ben tre volte, ma il risultato non cambia. La Ragazza parla, parla e ancora parla.
29/04/22
Segnali discordanti
Si erano fatti un cocktail di adrenalina che corrispondeva esattamente al loro stato d'animo: discordante. Non era quello il nome della bevanda, d'accordo, ma era intuibile che i due amanti avessero idee quanto meno contrastanti in merito al da farsi, e quella roba che avevano mandato giù ne era la prova. Il primo sorso era stato per lei come una potente dose in vena di zucchero, mentre per lui l'esatto opposto; amaro come un chicco di caffè o come il cacao più puro. Lei e lui avevano visioni diverse sulla loro storia d'amore o su ciò che stava diventando. Il mix di intenti poteva essere devastante. La discrepanza, quasi letale.
La serata procedeva a spizzichi e bocconi. Era iniziata nel migliore dei modi, e poi, nel mezzo, avevano preso piede il brutto carattere di lei e le braccia conserte di lui, che stavano a dimostrare la sua apparente sicurezza. L'unica certezza, a vederli da fuori, era che quei due stavano esplodendo dentro. E ora che l'effetto di quella roba si faceva sentire, stavano venendo a galla le sensazioni più oscure e le deviazioni più chiare.
La serata stava degenerando. Lei, inconsapevole per natura, aveva deciso di far sputare il rospo a lui. Mentre lui, preso d'assalto dal suo istinto animale, le era piombato addosso con le migliori intenzioni ma aveva fatto solo un gran casino; il vino a terra, le lacrime sul viso. Non c'era motivo per farne un dramma, ma la frittata era fatta; lui, sopra di lei a cercare un appiglio. Lei, sotto di lui a cercare il respiro.
La coppia era totalmente in affanno. Il sesso come via d'uscita, oppure un'uscita in grande stile ma senza godimento. I segnali erano discordanti. La crepa, quasi assordante.
27/04/22
Proteggimi
Ti osservo mentre mi osservi. Dolce, amara, non smettere di farlo.
Ti ascolto mentre mi parli. Onesta, bugiarda, non finirla qui.
Ti penso mentre sei distante. Sei in ritardo, non fermarti.
Ti cerco mentre ti nascondi. Acqua, fuoco, dammi un indizio.
Ti prendo mentre sei già scappata. Non svegliarmi.
T'invento quando non ci sei. Non svegliarmi.
Ti proteggo quando non lo meriti più. Svegliami.
L'uomo senza tv
Ho conosciuto un uomo senza tv, in questa era, in questo tempo. E quest'uomo, senza uno scatolone ultrapiatto di 46 pollici full hd con possibilità di gustarsi Avatar in 3D, era l'uomo più tecnologico che io abbia mai conosciuto. Non era al passo col tempo, non con il nostro. Il nostro l'aveva superato da una vita. Probabilmente era un cyborg. Parlava di politica, di matematica, di fisica, di gruppi punk e di un mucchio di altre cose, che io, 22enne ignorante, ignoravo. L'uomo senza tv andava al cinema. Secondo lui “Bastardi senza gloria” non era al livello di “Pulp Fiction” o di “Kill Bill”. Secondo me lo era. Ma ora non ne sono più convinto. È questo che succedeva di norma dopo circa 5 minuti di conversazione con l'uomo senza tv. Tutte le tue convinzioni vanno al tappeto come qualsiasi pugile che incontra Balboa nel suo momento di gloria. Nella sua specialità, l'uomo senza tv era un peso massimo. La situazione più normale del mondo, raccontata da lui diventava una specie di operazione dei servizi segreti, assumendo spesso dei risvolti inquietanti. Probabilmente la sua mente aveva staccato il pass per un itinerario fuori dal comune. Una peculiarità che spero aver ereditato da lui. Ma nella mente dell'uomo senza tv si era inceppato qualcosa. La tecnologia sa essere davvero bastarda. E quando i pezzi non stanno più insieme, è difficile sostituirli. Il libretto delle istruzioni ti porta fuori strada, lo fa di proposito. L'uomo senza tv sarebbe stato d'accordo con me. Probabilmente si è preso una lunga vacanza per ristabilire l'ordine di quei pezzi. Nel frattempo, mi piace pensare che proprio in questo momento, l'uomo senza tv si aggiri in un infinito centro commerciale alla ricerca di una splendida tv di ultima generazione. E che dopo aver spaventato il commesso con discorsi di difficile interpretazione, scelga una tv che lo soddisfi e torni con il cofanetto della trilogia di Kill Bill in blu-ray. Il terzo capitolo, lo vedremo insieme.
A mio zio.
(2011)
26/04/22
Sento il bisogno di
25/04/22
La vita allo specchio
Erano passati anni dall'ultima volta che si era osservata allo specchio. Certo gli era capitato più volte di specchiarsi, quasi ogni giorno, in realtà. Eppure non si era mai soffermata davvero su quella figura tanto familiare quanto sconosciuta. Nel frattempo il mondo aveva preso una piega inaspettata, così come la sua pelle, piegata e consumata dal verbo amare. Le stagioni procedevano spedite verso l'ignoto, gli ideali sotterrati rimanevano sotto terra, mentre il profumo dell'alba tramontava definitivamente. E mentre il trucco faceva il suo dovere, lei si chiedeva se avesse il diritto di essere felice. Una scomoda domanda che precedeva una scontata risposta; al diavolo. Avrebbe potuto chiedere proprio a lui, alla creatura demoniaca che possedeva i suoi sogni e li tramutava in assurdi incubi. Oppure, semplicemente, avrebbe potuto chiedere alla figura allo specchio, e attendere paziente di avere finalmente l'agognata risposta. Ma se avesse risposto o meno, se fosse riuscita a mettere insieme i pezzi e ad aggiustare ciò che si era rotto, avrebbe dovuto comunque fare i conti con la sua vita allo specchio. La donna, essenzialmente, una volta compresa e afferrata la propria natura, avrebbe dovuto dare un senso al suo essere lì in quell'istante. Al perché il suo viso era fatto in quel modo, e i suoi capelli più fradici di prima. Avrebbe dovuto allungare la mano verso il vetro e lasciarla andare oltre, cercando poi di dare una spiegazione ad ogni possibile scenario; universi e specchi paralleli, salite sconnesse e ripide discese ad ingannare l'anima. Che si stringeva e poi si allargava ad inseguire la vita.